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venerdì 5 settembre 2014

“BLOCCO CONTRATTUALE” PER GLI STATALI FINO AL 2015: DOV'E' LA NOTIZIA?E' UN ALTRA: FINO A IERI GLI STATALI ERANO PRESI PER IL CULO DIRETTAMENTE DAI GOVERNI. ORA NON PIU': CI PENSERANNO GLI “UOMINI IN DIVISA”.

Ci eravamo dimenticati dell'esistenza dei Sindacati del lavoro pubblico. Non si sentivano più in giro. Poi, all'improvviso una non notizia (il blocco degli aumenti, se ricordate (DEF aprile 2014), è quasi sicuro fino al 2020 per motivi di finanza pubblica) ha fornito nuovo materiale per i quotidiani di gossip politico.La ragione è semplice: di cosa si sarebbero altrimenti occupati nei prossimi 6 anni i sindacati?come noto, Renzi ha cambiato stile. Non più tavoli e consultazioni coi sindacati ma richiesta diretta ai lavoratori di pareri e proposte. Volontà di eludere ed elidere i corpi intermedi? No, semplicemente non perdere tempo e non farsi deviare dai corpi morti più o meno intermedi, più o meno rappresentativi.Divertente. Gli hanno obbiettato che con le riforme istituzionali non si mangia e lui reagisce rifiutandosi di masticare carne defunta. Ovviamente è partita la rituale proclamazione di preavvisi di sciopero la quale però è stata immediatamente sovrastata da un pronunciamento golpista e fascistoide di sindacati e Cocer degli uomini in divisa. Che tra parentesi (e neanche tanto) minacciano , di fatto, di violare la Costituzione , dato che ci risulta che determinate categorie di servitori dello Stato non abbiano diritto di sciopero. E di operare una grande mistificazione, visto che si tratta di categorie lasciate fuori dalla contrattualizzazione del pubblico impiego.Ricordate gli applausi agli agenti inquisiti per gravi reati durante un congresso di un sindacato autonomo di polizia? Altro che le patetiche banane di Tavecchio...E qui ,sorpresa: è stata pubblicizzata una immediata disponibilità all'incontro, seppure scevra da tentazioni di cedere al ricatto. Anche i sindacati del lavoro pubblico erano stati incontrati, ma solo dalla Madia e non personalmente da Renzi e con modalità sbrigative e disillusorie. Gli uomini in divisa invece no. Saranno ricevuti “personalmente” dal Premier e non solo e tanto dai vari Ministri competenti.Questa disponibilità temperata dalla contestuale sottolineatura che cinque polizie sono comunque troppe. Come dire: venite pure alla riunione, anche in divisa ma attenti a quello che dite e a dove vi sedete perchè potrebbero esserci anche per voi dei bei forbicioni di cottarelliana fattura pronti a stagliuzzarvi le gallonate chiappe.Beh, tutt'altra grinta rispetto alla reazione di maniera di Alfano che l'immaginario collettivo pensa afflitto e impaurito dalla possibilità che un bel giorno la sua scorta si rifiuti di accompagnarlo al “lavoro”.Era aperto un tavolo presso il suo Dicastero proprio su questi temi ma evidentemente (era successo nei giorni scorsi anche nei suoi colloqui-bidone con le autorità europee sulla questione Frontex) il piglio autorevole è ancora un limite del politico che tuttavia si applica molto pur senza immediati risultati.
Ma il dato fondamentale è che questa differenza di trattamento tra statali e uomini in divisa (un vero e proprio schiaffo, altro che le vignette di brunettiana memoria) è la definitiva sepoltura di ogni e qualsiasi speranza per i lavoratori pubblici non in divisa. Una certificazione crudele dell'inutilità della Pubblica Amministrazione così come oggi si configura in Italia. Quando i Sindacati pubblici urlano, imprecano e propongono lo sciopero generale, vi prendono quindi per il culo.Il Governo giustifica tale situazione col fatto che una comunità con un milione di disoccupati ha altre priorità e altre urgenze. Le risorse sono limitate e occorre fare delle scelte.Come avviene quando una autoambulanza deve scegliere a chi prestare prima le cure, nel caso abbia davanti più feriti.Si dice: non è vero. Le risorse per “curare” anche gli altri ci sarebbero ma non c'è la volontà politica di reperirle.In particolare si evoca la triade “evasione fiscale,società partecipate, corruzione”. Questo governo è in carica da 6 mesi, i suoi ministri sono giovani o per lo più estranei o ininfluenti rispetto agli assetti politici precedenti. Hanno promesso di mettere le mani in quelle tre problematiche e qualcosa, in 6 mesi, hanno iniziato a fare. Se tra 1000 giorni riusciranno a tener fede agli annunci bene. Altrimenti Renzi vedrà dissolversi il suo 40% e al governo avremo Grillo o il Centro Destra o addirittura avremo la Troika a comandare sull'economia italiana.La domanda allora è: era ed è possibile entro dicembre (tra 3 mesi) far saltar fuori da “evasione fiscale,società partecipate, corruzione” i miliardi per aumentare di 100 euro al mese lo stipendio di tutti gli statali?Perchè di questo tipo di aumento si tratterebbe. Ci sembra improbabile. E allora di cosa stiamo parlando? Le risorse per le 150.000 assunzioni nella scuola (non immediate ma a partire dal settembre 2015 e diluite in tre anni) verranno dalla Spending Review, se riuscirà. Taglio del 3% a tutti i Ministeri di spesa. Tagli lineari (obbligati, come più volte solo noi abbiamo sostenuto, perchè i tagli mirati non sono attuabili in un paese di lobby e mafie come l'Italia). Apriti cielo!“evasione fiscale,società partecipate, corruzione”: in aggiunta ai soldi per gli aumenti degli stipendi pubblici dovrebbero vedere il recupero di risorse anche per le assunzioni degli insegnanti precari. Se fosse questione di sola volontà politica (e non invece come pensiamo noi di oggettiva impossibilità tecnica di ottenere risultati a breve termine in una situazione tipica di buoi scappati) qualcuno ci sa indicare quale schieramento politico realisticamente, vincendo le elezioni, avrebbe potuto, potrebbe o potrà in tre mesi tirar fuori tutte queste risorse? Ma siete sicuri che ancora in Italia vi siano tutti questi soldi o che invece non siano stati già portati altrove?Non credete che la risposta non sia nel passato ma nel futuro, nel riorganizzare il Fisco,i Servizi Pubblici e gli appalti pubblici?e soprattutto, in misure shock, immediate, per fronteggiare l'emergenza occupazionale non con assunzioni pubbliche ma mettendo le imprese in condizione di lavorare in Italia? Ma i Sindacati del Pubblico Impiego si accontenterebbero di meno: che la Corte costituzionale dichiari illegittimo il blocco dei contratti (e poi, da dove uscirebbero fuori i soldi?) e che riesca uno sciopero generale, cioè che ogni lavoratore butti via una giornata di retribuzione, equivalente a una frazione mensile dell'aumento contrattuale, facendo risparmiare il governo, come tutti sanno. Anzi, potrebbe essere una idea: un mese di sciopero generale (d'accordo col Governo). Col risparmio il Governo potrebbe rinnovare i contratti, concedere gli aumenti, far vincere politicamente i sindacati. Solo che il singolo lavoratore alla fine dell'anno si troverebbe con lo stesso reddito di prima.O forse non sciopererebbe nessuno, cercando di fregare i colleghi costruendosi un aumento col sacrificio altrui.
Ma a parte questi scenari tragicomici, è l'inadeguatezza politica dei sindacati che fa piangere. I Sindacati dovrebbero essere i primi sostenitori dei tagli e delle riforme perchè gli sprechi sono contro i lavoratori, così come una PA inefficiente. I sindacati della scuola dovrebbero porre il problema del numero eccessivo degli insegnanti , nonostante queste 150.000 annunciate assunzioni e sostenere una vera riforma che porti la scuola italiana all'altezza degli standard europei.
Ma anche sugli uomini in divisa questa bagarre sta occultando alcune questioni di fondo.Una sola Polizia al posto di cinque, l'aumento degli stipendi ai poliziotti ridimensionando quelli dei dirigenti di polizia, la costruzione di nuove carceri, l'adozione di un modello all'americana relativamente al diritto del cittadino di armarsi. In Italia c'è troppa polizia . Ridurre il numero,pagarli meglio, educare il cittadino alla difesa personale.Non c'è sicurezza, è un fatto incontestabile. Se il cittadino potesse proteggersi da solo, minacce incostituzionali di sciopero delle forze dell'ordine sarebbero irrilevanti.Come al solito in Italia vi sono categorie che cercano di approfittare di ritardi dello Stato.
Analogamente per la difesa. Nella quale albergano ancora troppi papaveri, imboscati e parassiti.Vedremo se effettivamente questi soldi saranno stati in questi decenni ben spesi quando , come sta accadendo ora, prenderà corpo il rischio di attentati terroristici interni, o di attacchi da sud o da est da parte di fondamentalisti e tagliagole. Il cittadino italiano medio è concretamente oggi in grado, in caso di necessità, di difendere sé stesso, la sua Famiglia e la Patria imbracciando un' arma, al pari di quanto avviene in altri paesi?PA, Scuola, Difesa: la domanda è sempre la stessa. Si tratta di organizzazioni efficienti?Utili?Che giustifichino il carico fiscale sui cittadini?Il problema, come si vede, è un po' più complesso e grave dei 100 euro in più nello stipendio e dell'appartenenza o meno al ceto medio di chi lavora in questi settori.
Così come, parlando della riforma della PA, dobbiamo decidere se perdere ancora tempo dietro a sogni irrealizzabili come si è fatto negli ultimi 40 anni o se è arrivata ora di intraprendere altre strade .La lotta all'evasione fiscale (fenomeno storicamente speculare e legato, non dimentichiamolo, all'indebitamento pubblico e alle assunzioni clientelari soprattutto a beneficio del Mezzogiorno nella Pubblica Amministrazione) è fallita perchè è il sistema fiscale che ha assunto caratteristiche demenziali. L'idea della Flat Tax è ottima e a chi obbietta la violazione del principio di progressività (obiezione a cui già qualificati esperti hanno replicato ipotizzando correttivi sul piano della modulazione diversificata delle detrazioni) ripetiamo quanto affermato relativamente all'adozione dello Spoils-System per i dirigenti pubblici: è una buona occasione per cambiare la Costituzione. Le conseguenze, relativamente al futuro dell'Agenzia delle Entrate e ai concorsi per dirigenti, sono ovvie, dal nostro punto di vista. Certo, se ciò si realizzasse crollerebbe tutto un mondo di commercialisti, tributaristi, dirigenti-funzionari che arrotondano da consulenti, sindacati che hanno alimentato contenziosi giudiziari,corruzione, ecc. Tra non molto i dirigenti scolastici decideranno sugli scatti di merito degli insegnanti. Bene, era ora. Però non basta. Occorrerà che entrambe le figure si aggiornino e riqualifichino (sì, proprio come si fa con il vecchiume nei centri storici). E lo stesso nella amministrazione della giustizia. Solo noi, francamente, abbiamo sempre sostenuto che la riorganizzazione di quel personale è indispensabile. Ma soprattutto la digitalizzazione accompagnata dal blocco del turn over. Il futuro è nella diminuzione del personale in tutta la PA attraverso un utilizzo oculato dell'informatica e un conseguente risparmio.E se ciò provocasse la riduzione del numero dei tesserati ai Sindacati, chissenefrega, meglio così che pesare sull'esistenza dei cittadini.. Se (e non siamo d'accordo) gli 80 euro vengono considerati una elemosina, cosa sarebbero invece 100 euro di aumento contrattuale, una botta di vita?Ma non fateci ridere!Anche qui, è ora di innovare. Guardare in faccia alla realtà. Chi non è d'accordo in teoria su un aumento di stipendio a favore di un onesto lavoratore pubblico? Tutti lo siamo. Ma occorre vedere se ci sono i soldi e se quelli previsti in futuro siano probabili e veri.L'Italia è un Paese in cui occorre che si riprenda a creare ricchezza.Se gli espropri proletari non si realizzano neppure a Cuba o in Cina ci sarà un motivo. E quindi è difficile che si realizzino in Italia con patrimoniali o prelievi notturni alla Giuliano Amato o massacrando i proprietari di immobili. Occorre una giustizia e una equità retributiva, certamente. Ma in nessun paese del mondo uno si arricchisce facendo l'impiegato statale. Se, come legittimo, un dipendente pubblico ambisce a guadagnare di più è giusto , come avviene ora , che lavori in nero (o peggio, vada in cerca di bustarelle) o non sarebbe meglio che alla luce del sole, in deroga al principio di esclusività, gli fosse consentito, pagando le tasse, di fare un secondo lavoro nel privato o, ancor meglio, di guardarsi intorno e cercare di diventare imprenditore, lasciando la PA? Avendo veramente più soldi in tasca da spendere per sostenere consumi e domanda interna?La Costituzione'Cambiamola, no?Le riforme a che servono, se non a vivere meglio?La contrattazione pubblica? Ricordate? Solo noi avevamo detto che era una cagata pazzesca (e, non a caso, nel Pubblico Impiego, le categorie “forti” se ne sono tirati fuori...).Abbiamo fiducia che l'Italia emersa dalle recenti elezioni europee abbia colto queste esigenze e che sosterrà scelte coraggiose e ineludibili. Solo una richiesta facciamo a Renzi: accelera su riforma fiscale e del lavoro, perchè è questo che veramente interessa alla gente.

martedì 24 giugno 2014

L'ITALIA FUORI DAL MONDIALE. ECCO COSA VA VERAMENTE CAMBIATO.


Lasciamo perdere le sciocche polemiche sull'arbitro “Moreno 2.0”. E' un messicano e da quelle parti sanno cos'è il calcio di un certo livello. E' stato un arbitro pienamente all'altezza. Positive le dimissioni di Prandelli e Abete, purchè siano entrambe vere.La vicenda di Abete, classico esempio di “fratello di”, deve insegnarci a mettere dei competenti in determinati posti e non dei "pesci in barile". Tra l'altro incapaci di puntare i piedi quando il Sig. Platini ha mescolato alcune carte, ai sorteggi, con lo scopo di non solo favorire la Francia ma di farlo a scapito dell'Italia (noi che giochiamo in mezzo ai piranha di Manaus mentre la Francia al fresco di Porto Alegre), uno zero anche sul piano della politica sportiva internazionale. Quella di Prandelli è la vicenda e la questione più interessante. A mio parere la persona non è riciclabile a livello di nazionale. L'europeo è stato perso malamente, con un 4 a 0 indecente che ha ampiamente annullato le belle prestazioni precedenti. La Confederations è notoriamente un torneo sperimentale e non indicativo. Le qualificazioni ai mondiali, nel rispetto della curva-tipo prandelliana, sono iniziate bene e finite male, facendoci perdere la qualifica di testa di serie (e ciò ci avrebbe evitato il girone di ferro).Stendiamo un velo pietoso sulle amichevoli. Penosi i risultati e le figure, inutili e fuorvianti gli avversari, sprecate le occasioni di far fare un po' di esperienza internazionale ai papabili provenienti dalle squadre fuori dalle coppe. Da salvare almeno come selezionatore?Impossibile. Prandelli, persona perbene ma che non ha mai vinto nulla,ha costruito una compagine in cui convocati e non convocati lo sono stati per ragioni extracalcistiche. Balotelli è in nazionale perchè è di moda metterci i giocatori di colore , Montolivo (auguri di pronta guarigione) e Aquilani, centrocampisti involuti da tempo, sono delle prime scelte perchè sono in sintonia con tutti gli allenatori e tutte le dirigenze,sulla stessa strada si va incamminando Marchisio, il trio di ex zemaniani ha dovuto sudare sette camicie per conquistarsi rispetto e, una volta avutolo era troppo tardi, la difesa a tre è stata schierata solo all'ultimo per ripicca verso gli schemi di Conte che aveva polemizzato in passato con Prandelli. Ignorata la gerarchia dettata dalla classifica cannonieri, con non convocazioni eccellenti. Per non parlare delle scelte dei portieri dove è stato lasciato a casa un De Sanctis a favore di un Perin che evidentemente ha alle spalle un grande agente e che a momenti poteva essere titolare per il gioco degli infortuni.
Preparazione atletica disastrosa. E' stata la debacle di Coverciano. Abbiamo fatto della nazionale un gigantesco, pachidermico e inutile ministero, pagato dai contribuenti. Ed è proprio questo il nodo da sciogliere. La soluzione, nel 2014, non è nella scelta di un selezionatore alla Bearzot, personaggio irripetibile e di un'altra epoca. Non è neppure nell'ingaggio dell'allenatore vincente e professionista di club alla Sacchi, Trapattoni o Lippi. Oggi potrebbe essere un Ancelotti o Conte o Mancini o Capello (ma quest'ultimo, come Zaccheroni, sta a sua volta deludendo ai mondiali).Bando poi alle fotocopie di Prandelli, quale potrebbero essere un Montella o un Mandorlini. Evitiamo poi allenatori dal valore controverso come Allegri o Ranieri e, per completezza, diciamo tranquillamente che uno straniero non può essere un profeta per la nostra nazionale anche perchè sarebbe troppo costoso e la nostra stampa lo farebbe fuori rapidamente. Chi allora? Semplice : nessuno. Nessuno? Si. Partiamo da Coverciano: significa potere, soldi, posti di lavoro a spese nostre. Ma è inutile, costoso e dannoso per il nostro calcio. Tagliamolo. Poi...basta con la politica sportiva. Ci serve solo chi si faccia rispettare a livello internazionale. Ecco, questo ruolo potrebbe essere direttamente esercitato da una personalità vera e non da un “fratello di” un potente (banchiere o manager o trombato della politica).Sarebbe un enorme risparmio di risorse pubbliche. E poi il CT. Basta con la scelta di un solo uomo per il biennio o il quadriennio. E' verificato: chiunque sia, anche il più bravo, non ha la possibilità di dare un gioco alla nazionale. Si faccia così allora. Quando si approssima una amichevole o un torneo si dia un incarico temporaneo e retribuito adeguatamente all'allenatore del club che in quel momento, in campionato, è in testa e esprima il miglior gioco, quello vincente. Tipicamente avrà una squadra con metà di italiani e metà stranieri. Ovviamente il suo compito sarà di fare una formazione in cui al posto degli stranieri vengano scelti giocatori italiani dalle caratteristiche simili tali da poter riprodurre quel dato gioco in quel momento vincente. Si tratterebbe di adottare la politica dei blocchi ma facendola gestire da chi quel blocco l'ha creato e lo usa correntemente. Perchè ciò dovrebbe essere fatto da un terzo, che avrebbe delle ovvie difficoltà? Questa è la sola maniera di essere sicuri che in un dato momento venga schierata la nazionale più forte. E che le risorse del contribuente vengano impiegate per mettere in campo una squadra che dia veramente lustro alla nostra Patria!

Roberto Fasciani

sabato 14 giugno 2014

CARO MONTEZEMOLO, PERCHE' , SE VUOLE LASCIARE LA FORMULA 1 PENSA DI RIPORTARE LA FERRARI NELLA ENDURANCE (LE MANS). NON SAREBBE MEGLIO (E ORA), FINALMENTE, FARLA ENTRARE IN FORMULA INDY?

Questa la notizia-bomba:

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Formula 1, Montezemolo shock al Wall Street Journal: "La Ferrari potrebbe lasciare il circus"

Secondo il n. 1 delle Rosse, intervistato dal quotidiano finanziario, la casa di Maranello potrebbe passare alle competizioni di auto sportive entro il 2020. "La F1 non sta funzionando,la federazione la sta portando al declino"
NEW YORK - La Ferrari potrebbe lasciare la Formula 1 ed entrare nelle competizioni di auto sportive entro il 2020: lo scrive il 'Wall Street Journal' che ha intervistato il presidente della scuderia di Maranello, Luca Cordero di Montezemolo. La "Formula uno non sta funzionando", ha dichiarato Montezemolo nell'intervista. "E' in declino perché la Fia si è dimenticata che le persone guardano le gare per divertimento. Nessuno vuole vedere un pilota risparmiare benzina o le gomme. La gente vuole vederli spingere. E' uno sport ma anche uno spettacolo - ha proseguito Montezemolo - Di certo non possiamo gareggiare con le sports-car e in Formula Uno. Non è possibile".

Intervistato nel suo ufficio a Maranello, il presidente delle Rosse si è detto contrario, tra le altre cose, alla norma che impedisce lo sviluppo sui motori durante la stagione. "E non possiamo toccare i motori", ha aggiunto, spiega ancora il 'Wsj'. “””””””””””””””””””

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E' dall'abbandono di Schumi nel 2006 che noi tifosi della Rossa abbiamo la netta sensazione che la dirigenza Ferrari non ne abbia imbroccata una.Il mondiale di Kimi del 2007 non mi fa cambiare idea, anche perchè sono ricorrenti le voci che lo legano a una presunta compensazione per il danno subito dalla McLaren e dal “traditore” , il capo meccanico inglese di Maranello tra l'altro recentemente scomparso per un tragico incidente stradale.Aveva ragione chi, come me, ribadendo sin da allora che i meccanici italiani sono i migliori al mondo non altrettanto poteva dirsi per gli ingegneri, per i dirigenti sportivi,per i piloti tricolori. Troppe le carenze delle nostre università tecnico-scientifiche, dei percorsi selettivi manageriali all'interno delle aziende italiane e dura da sconfiggere la pratica della raccomandazione e della scelta per censo,diffusa anche nel mondo dei piloti e del loro accasamento in scuderie prestigiose.E chi (solo io) avendo seguito la Ferrari sin dagli anni '70 ricordava invano ai neo-sciovinisti pro-Ferrari l'eccezionalità del fenomeno Schumi. Un campione così costante a quei livelli non si era mai visto (non si è tedeschi per caso), era una benedizione del Cielo e ci saremmo ricordati di lui solo dopo che quel volante fosse stato ghermito da altre mani, pur degne, ma altre mani. Fenomeno Schumi che ovviamente trovò una fatale coincidenza con l'avvento di altri, unici e irripetibili numeri uno, incrociandoli: un franco-alsaziano che poi farà la carriera che meritava, un silenzioso e geniale ingegnere sudafricano, un simpatico orso inglese capace poi di vincere un mondiale di F1 con una macchina portante il suo nome, uno che se fosse rimasto alla Mercedes sicuramente oggi non avrebbe consentito a Red Bull di recuperare a velocità doppia , rendendo possibile un futuro duello ravvicinato fino a fine stagione.Dopo l'abbandono di Byrne solo una cosa doveva fare Luca: iniziare una corte spietata (così come lui ne è maestro quando si tratta di bellissime donne, però) al Genio, all'Ing. Newey.E non si dica che era un problema finanziario, perchè nel frattempo, Fiat e Ferrari ne hanno buttati via tanti, di soldi. E invece no. Si credette (e si crede) in un made in Italy esistente solo sulla carta in campo ingegneristico. Ed ecco i risultati (attenzione,questa è la regola ma sono italiano e sarei il primo ad essere felice se fosse verificato che la Mercedes sia così migliorata per l'arrivo nel 2014 dell'Ing. Aldo Costa, cacciato da Ferrari nel 2011 -forse perchè tutti gli altri ingegneri del team non erano del suo stampo? Sarebbe una conferma alla mia tesi-).
Così come per i campi di calcio in cattive condizioni o per le condizioni meteorologiche, i mali di questa Formula 1 riguardano tutti alla stessa maniera. Quindi non è giustificabile la defaillance Ferrari con le limitazioni tecniche e le difficoltà di provare prima dei gp.
Sempre il sottoscritto, in anni insospettabili, diceva e scriveva che una Ferrari così vincente, negli anni 2000 e lo stesso valeva per Michael, dovesse trovare, “inventarsi” sfide e traguardi nuovi.Se ben ricordate, anche allora veniva detto che i gp erano noiosi, che erano troppo tecnologici, che non c'erano sorpassi.Poi la risposta venne, ma di tipo diverso, indotta dalla globalizzazione.Circuiti nuovi, con carreggiata più larga, in paesi esotici, per pubblici nuovi e appassionati. Lasciando la tifoseria della vecchia Europa al suo destino e alle sue nostalgie.
E anche allora dicevo: ma perchè non la Formula Indy? Mi si rispondeva:troppi ovali, troppo noiosi per gli europei, troppo pericolosi.Lo dicevano anche i migliori piloti.Lo stesso Alesi ricordava poche settimane fa come l'amico Schumi gli avesse sconsigliato di iscriversi di recente alla 500 miglia di Indianapolis, rischiando la vita. Quando si dice delle beffe del destino...
E, erano gli anni duemila, io rispondevo: non è vero. Ci sono gli ovali ma anche tanti circuiti cittadini.E i circuiti stradali all'europea. E poi corrono anche fuori dagli USA, in centro e sud America, in Asia talvolta e qualche puntatina anche in Europa. Certo, lo ammetto, ero gasato dai successi di Zanardi sull'auto del team Ganassi di fine anni 90, guarda caso rossa anch'essa...Anche allora poi mi colpiva, in epoca di diritti televisivi, l'orario di queste sfide, tutte in prima serata, dato il fuso orario e quindi appetibilissimo. E la presenza di tutte le maggiori case mondiali, nella fornitura dei motori. Tranne la Fiat e la Ferrari, peraltro attive in America – anche con Maserati-proprio nella Endurance. Perfino piloti italiani non valorizzati in F1 trovavano in Formula Indy spazi per affermare il proprio valore.
Successivamente il tema perse di appeal per varie ragioni. La crisi all'interno del mondo motoristico Usa che provocò scissioni e la nascita di serie parallele, la sofferenza per la concorrenza delle Stock Cars, la serie più amata e più ricca in America,la crisi economica in Europa che ha indotto molti a più miti consigli, le speranze derivanti dalle aperture della f1 a paesi emergenti, medio o estremo-orientali.La paura dei circuiti italiani di uscire dal giro che conta. E il conseguente afflusso di nuovi costruttori e finanziatori.
Ma oggi, nel 2014 e nei prossimi anni (non dimentichiamo che per gli impegni contrattuali pluriennali queste decisioni e svolte non possono mai trovare una attuazione immediata) la situazione sta mutando e la dichiarazione di Montezemolo lo testimonia.Attraverso la Tv satellitare anche in Europa la massa dei tifosi ha iniziato a seguire e a comprendere la specificità degli ovali e ad appassionarsene.I circuiti cittadini e stradali americani non hanno nulla da invidiare a quelli della f1 e anzi ricordano la f1 degli anni 70, la più bella.Sul turbo negli Usa sfondi una porta aperta. L'hanno sempre avuto e sviluppato.I registi e le Tv Usa, in campo sportivo sono i migliori al mondo e garantiscono uno spettacolo senza pari.Gli orari dei Gp americani sono perfetti per il pubblico europeo. Gli Usa stanno superando la crisi e gli spalti saranno sempre più pieni (non altrettanto si può dire dei paesi che la f1 ha scelto come nuova frontiera, dove addirittura aumenta il rischio terrorismo e tentazioni dittatoriali). Parliamo poi di mercato dell'auto. La Fiat ha acquisito la Chrysler, l'italo-canadese Marchionne è a Detroit, quello Usa e centro-sud americano è stato e sarà un mercato fondamentale per Fiat e Ferrari (e per i loro tradizionali sponsor e fornitori)e allora perchè evitare la concorrenza sui circuiti americani con le dirette rivali commerciali in Usa che in quella serie già hanno le loro macchine?Non si può perchè non si correrebbe più in Italia?Non è vero. Il contratto di Monza con Ecclestone è in scadenza, Imola potrebbe rientrare clamorosamente (gli americani impazziscono per le leggende) e addirittura un Gran Premio di Roma potrebbe essere tirato fuori dal cassetto dei sogni irrealizzabili.Potremmo cioè avere 3 gp in Formula Indy . Gli americani ci pagherebbero a peso d'oro per realizzare ciò.Insomma un rilancio nell'ambito di un nuovo circus che il buon vecchio Ecclestone e il suo erede designato (ma non convintissimo) Horner non sembra abbiano le potenzialità di contrastare attraverso una “riforma” di questa F1.Briatore ad esempio – che è uno che il fiuto per gli affari e per le imprese sportive ce l'ha sempre avuto -ha già fatto capire che questa formula per lui è da azzerare e rifare e che quindi non intende tornare né tanto meno spendere soldi per tentativi velleitari e fallimentari né tanto meno per escamotages improbabili.
L'avvento della Ferrari, di per sè, produrrebbe un salto di qualità in quella formula con l'arrivo dei talenti veri a livello mondiale, limite questo, inutile negarlo, dell'attuale formula americana.
Per chi se ne volesse fare un'idea, questo il sito ufficiale
http://www.indycar.com/
Caro Montezemolo , cosa aspetta? Le chiediamo di avere lo stesso coraggio e determinazione che il Drake, l'Ing. Enzo Ferrari ebbe, nel 1964, nella vicenda che portò la Ferrari a essere protagonista in America (e quindi nel mondo) con la Scuderia NART.

Roberto Fasciani



giovedì 15 maggio 2014

Militalia - Conferenza Evola

Un sentito grazie a tutti coloro che hanno presenziato all'incontro sulla Seconda Guerra Punica. Direi di più, un abbraccio...
Perché, statene certi, non molleremo tanto facilmente la posizione ricevuta in consegna dai valorosi Volontari.
Lo faremo secondo i principi a cui crediamo: responsabilità, autonomia ed autarchia.
Principi su cui vogliamo lavorare e dai quali vogliamo fare scaturire condotte coerenti e concrete.
Informo che sabato e domenica, come già reso noto ma "repetita (ultra)juvant...", che sabato e domenica saremo presenti, come da qualche anno a questa parte, con un nostro spazio espositivo a Militalia, in Novegro di Segrate. 
Allego poi locandina che propaganda ulteriore importante evento che si terrà nella sala pubblica adiacente alla Federazione di Milano, lunedì sera, 19 maggio. Si parlerà di Julius Evola ed avrò l'onore di presentare la serata ed i bravi relatori che si alterneranno consentendo gli interventi del pubblico.
Non mancate!!!
Un caro saluto a tutti, vi aspettiamo ovunque...

Andrea Benzi

Presidente della Federazione di Milano dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra

venerdì 9 maggio 2014

Martedì 13 maggio (Seconda guerra punica) - Militalia (17-18 maggio)

Martedì 13 maggio, alle ore 21,30 presso la sede della Federazione dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra di Milano, in via Duccio di Boninsegna 21/23, iniziamo il ciclo di incontri sulla storia romana dell'età repubblicana. Tali incontri sono finalizzati a cogliere riferimenti tradizionali ed aspetti di continuità e connessione con la nostra storia recente ed attuale.
Il primo incontro (martedì 13 maggio) avrà il titolo: "La vittoria disperata. Roma e la seconda guerra punica".
Comunico poi a tutti gli iscritti ed associati che sabato e domenica, 17 e 18 maggio, saremo presenti a "Militalia", fiera di collezionismo e materiale militare che si svolge a Novegro di Segrate (Milano), nelle vicinanze dell'aeroporto di Linate.


Un saluto a tutti

Andrea Benzi

Presidente della Federazione di Milano dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra

TUTTE LE VIE SON PIANE ALL'ANIMOSO

martedì 22 aprile 2014

Milano, mercoledi 7 maggio 2014, ore 21.30. Dien Bien Phu



Cari associati ed amici, 
dopo la breve pausa di fine aprile l'attività della Federazione di Milano dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra riprenderà con l'incontro serale di mercoledi 7 maggio. 
Il 7 maggio 1954 infatti, 60 anni fa, si spense l'ultimo baluardo francese nella piana di Dien Bien Phu, nonostante l'eroica resistenza dei reparti della Legione Straniera e dei paracadutisti. 
La battaglia di Dien Bien Phu sancisce militarmente l'impossibilità della Francia di difendere i propri possedimenti coloniali in Indocina. 
Il nuovo assetto uscito dalla seconda guerra mondiale, che vide formalmente vincitori la Francia (paese in verità sconfitto nel maggio 1940 dopo qualche mese di "strana guerra" dall'esercito tedesco in poco più di due settimane) e l'Inghilterra, non tarda ad affermarsi intorno alle due superpotenze, gli USA e l'Urss con sullo sfondo la Cina. 
La battaglia di Dien Bien Phu fu tuttavia scontro anche fra due nazionalismi: quello tardo coloniale francese, poggiante sull'ideale di grandezza che già aveva ricevuto duri colpi dalle guerre mondiali e nella spartizione del dominio coloniale con l'Inghilterra: quello giovane, vietnamita, che trova nella Cina e nell'Unione Sovietica (in seguito solo nella Cina), e nell'ideologia comunista, un punto di riferimento ed una copertura. 
Peraltro nel 1954 gli USA furono ben lieti dell'espulsione della Francia dall'Indocina. 
Dello svolgimento militare delle operazioni, del valore dei combattenti, delle questioni connesse di politica estera, parleremo mercoledi 7 maggio, alle ore 21,30, come al solito presso la sala pubblica di via Duccio di Boninsegna 21/23, in Milano. 
Diffondete notizia dell'evento inoltrando codesta mail agli indirizzi di posta elettronica della vostra rubrica. 
Vi aspettiamo. 

Andrea Benzi 

Presidente della Federazione di Milano dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra 

TUTTE LE VIE SON PIANE ALL'ANIMOSO 

martedì 1 aprile 2014

Milano, 16 aprile 2014, ore 21:00, commemoraz​ione Giovanni Gentile


Cari amici ed associati, un grazie di cuore innanzitutto a coloro che hanno preso parte alla bella iniziativa condotta con Maurizio Cabona e l'ambasciatore Merola (su Volpi di Misurata ed il Festival di Venezia). Siamo riusciti a cogliere un livello di partecipazione davvero incoraggiante. L'attività prosegue: il 16 aprile (mercoledì), alle ore 21:00 ci troveremo a commemorare il 70° anniversario dell'assassinio di Giovanni Gentile, uno dei più grandi filosofi italiani, creatore del modello scolastico dove tutti noi abbiamo studiato e che ha istruito e formato milioni di Italiani. Al solito in Milano, via Duccio di Boninsegna 21/23 (piano terra, presso la sala pubblica a disposizione dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra). Con noi saranno due relatori che illustreranno la figura del grande siciliano, che pagò con la vita il suo impegno miitante, il suo studio, la sua autonomia e la sua libertà, la sua tolleranza ed il suo rispetto di tanti antifascisti, il suo richiamo all'unità nazionale con il famoso discorso del Campidoglio del giugno 1943. Seguirà un dibattito ed una riflessione comune, che auspico partecipata e costruttiva. Il modello educativo di Giovanni Gentile, il suo idealismo, sono esempio e cemento per ogni cultura combattente. Vi aspettiamo e vi invitiamo a fare girare la notizia, a portare con voi parenti, amici e conoscenti, in particolare se giovani. Un caro saluto a tutti
 Andrea Benzi
Presidente della Federazione di Milano dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra
TUTTE LE VIE SON PIANE ALL'ANIMOSO

giovedì 20 marzo 2014

ANVG, Milano, sabato 29 marzo, ore 16,30 - Volpi di Misurata



Cari associati ed amici,
il prossimo evento organizzato a Milano, sarà sabato 29 marzo, alle ore 16,30.
Avremo con noi, al solito posto (via Duccio di Boninsegna 21/23- piano terra - sala pubblica delle Associazioni) il dr Maurizio Cabona, giornalista, per anni apprezzato e conosciuto critico cinematografico de "il Giornale".
Ci parlerà della figura di Volpi di Misurata, imprenditore veneziano, presidente degli industriali fascisti, ministro sotto Mussolini ed ideatore del Festival di Venezia, rassegna tuttora esistente del film italiano ed estero, che contende a pochi altri festival internazionali il ruolo di palcoscenico principale per i migliori film prodotti ogni anno.
Le parole di Maurizio Cabona saranno supportate da immagini televisive e filmati la cui proiezione ci è stata autorizzata dalla RAI.
Un cordiale saluto a tutti Voi

Andrea Benzi

Presidente della Federazione di Milano dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra  



giovedì 6 marzo 2014

15 MARZO - MILANO - PRESENTAZIONE SAGGIO DEL PROF. STEFANO FABEI

“Cari associati ed amici,
prosegue l'attività della Federazione milanese.
Sabato 15 marzo 2014, alle ore 16,30, in Milano, via Duccio di Boninsegna 21/23 (MM Buonarroti) sarà un grande piacere avere con noi il prof. Stefano Fabei, autore di diverse e belle pubblicazioni sulla storia del XX secolo. Egli ci relazionerà sulla sua ultima opera intorno alla figura di Niccolo Nicchiarelli, giovanissimo Volontario di guerra nella prima guerra mondiale, in seguito fra i più valorosi alti ufficiali della Milizia.
Stefano Fabei è infatti l'autore del saggio : "Il generale delle camicie nere" recentemente pubblicato da Pietro Macchione Editore e recensito sul "Corriere della sera" ("In camicia nera senza pentirsi" di Franco Tettamanti, 10 gennaio 2014) e su "il Giornale" ("Vita, guerre e avventure di Niccolo Nicchiarelli un gerarca senza paure", di Luca Gallesi, 8 gennaio 2014)

(...)

Vi aspettiamo

Andrea Benzi

Il Presidente della Federazione di MIlno dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra “


mercoledì 5 febbraio 2014

CONFERMATO IN APPELLO IL SUCCESSO DELLA LINEA DELL'AVV. ANDREA BENZI, DIFENSORE DI GIANFRANCO BONA

Nella foto: l'Avv. Andrea Benzi del Foro di Milano


da www.ansa.it
Uccise con cianuro, 20 anni in appello

Mise il veleno in un Crodino, provvisionale a moglie e figlie

05 febbraio, 18:38


(ANSA) - MILANO, 5 FEB - La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato i 20 anni di carcere inflitti in primo grado a Gianfranco Bona, piccolo imprenditore che nell'aprile 2012 uccise avvelenandolo con un Crodino al cianuro il farmacista Luigi Fontana. Confermato anche il versamento di una provvisionale di 163 mila euro a ciascuna delle due figlie e 150 mila euro alla moglie, parti civili nel processo con rito abbreviato.

martedì 14 gennaio 2014

GUARESCHI-DE GASPERI. GIUSTIZIA PILOTATA, INGIUSTIZIA MANIFESTA NELL'ITALIA ATLANTIZZATA

lunedì 27 gennaio, alle ore 21:00, avremo come ospite il dr. Aldo Braccio, redattore e collaboratore del progetto Eurasia e dell'omonima rivista, nonchè collaboratore di altre realtà editoriali presenti e passate, sempre contraddistinte dall'adesione ad un pensiero non certamente conforme ed autenticamente coraggioso.
Il dr. Aldo Braccio ci parlerà di questo:
 "Guareschi-De Gasperi. Giustizia pilotata, ingiustizia manifesta nell'Italia atlantizzata"
Il caso Guareschi-De Gasperi ebbe il suo epilogo nel 1954 quando lo scrittore emiliano dovette subire una condanna per diffamazione, con tanto di incarcerazione (rifiutò l'appello) per più di un anno, a seguito di una inchiesta giornalistica che aveva portato alla pubblicazione di due lettere di Alcide De Gasperi "istiganti" i bombardamenti alleati su Roma.
Vi aspetto quindi al solito posto (via Duccio di Boninsegna 21/23 - MM Buonarroti) lunedì 27 gennaio alle ore 21,00.

Andrea Benzi
Segretario Nazionale ANVG Associazione Nazionale Volontari di Guerra


venerdì 10 gennaio 2014

LA POSIZIONE DELL'AGL SUL JOBS ACT DI RENZI

Abbiamo letto con interesse il documento elaborato dalla nuova Segreteria del PD e, nello spirito fatto proprio da chi l'ha redatto, forniamo anche noi un parere franco e spassionato.
Il metodo, per carità, è, politicamente più che corretto. Ma non ci sembra opportuno e spieghiamo perchè. E' dal 2012 che Renzi, allora facendo proprio il frutto del lavoro di anni del Prof. Ichino, aveva detto chiaramente quale fosse la sua proposta di riforma del lavoro. Chi l'ha votato nelle primarie lo ha fatto essendo a conoscenza di quelle proposte. Ora, che ha realizzato quanto sognato, ossia che si è preso il PD con una schiacciante maggioranza del 70% di consensi su una platea di 3 milioni e passa di votanti, dopo peraltro aver picchiato duro contro la linea conservatrice della CGIL e strizzando l'occhio al primo Marchionne, non può improvvisamente divenire incomprensibilmente così cauto e prudente. Doveva imporre, o tentare di imporre, così come sta facendo su altre importanti questioni, al governo Letta, a una maggioranza e a un Parlamento impotenti e delegittimati una sorta di diktat: la riforma del lavoro entro non 8 ma 1 o 2 mesi. Perchè è il lavoro l'emergenza italiana n. 1, quello il problema che potrebbe a breve mettere in discussione la democrazia nel nostro Paese. E invece no. Nonostante l'appoggio entusiastico di Bonanni (certo, non indicativo, poiché la CISL dà ragione al più forte indipendentemente da chi sia e dal suo colore politico) e dell'Europa, Matteo su questa riforma sembra aver grandi timori. Forse perchè ricorda la reazione della CGIL di Cofferati al tentativo di riforma del governo Berlusconi? Chissà... Tony Blair (per richiamare una figura in queste settimane oggetto di un accostamento da parte della stampa americana) se ne sarebbe fregato degli ostruzionismi o degli avvertimenti del più forte dei sindacati. O delle stoccate prolettiane dell'ex presidente dell'Istat diventato, chissà perchè proprio lui, inopinatamente, Ministro del Lavoro. Oltre a un “Fassina chi?” ci saremmo aspettati in questi giorni da Renzi anche un “Giovannini chi?” e certo eventuali dimissioni non avrebbero sconvolto il mondo del lavoro, anzi... (chiedere a Squinzi per averne conferma). Sacrosanta ma incompleta l'affermazione in base alla quale i posti di lavoro vengono creati dagli imprenditori ma non dalle leggi. Incompleta perchè avrebbe dovuto precisare che le leggi sono il frutto del lavoro della politica e se le leggi fossero totalmente ininfluenti non si comprenderebbe allora la ragione dell'esistenza di Renzi e del Jobs Act che propone. Ma soprattutto che (e qui volevamo più chiarezza nei confronti della Cgil) non è più tempo (nè ci sono risorse) per campagne di creazione di posti di lavoro pubblici in emergenza, tanto meno nella Pubblica Amministrazione, come si fece nel 1978, per fungere da valvola di sfogo delle tensioni sociali. E (nei confronti della Fiom) che è vero che vi sarebbe necessità di assunzioni per lavori socialmente utili (risanamento del territorio, messa in sicurezza delle scuole, ecologia, energia, ecc.) ma è impossibile che ciò possa realizzarsi né con assunzioni statali né dirottando fondi da destinazioni (Tav, grandi opere, armamenti, ecc.) per le quali si decise anni fa, impossibili ormai da recuperare e che creerebbero per lo Stato più oneri che benefici immediati. E poi che la crescita, la sola che, pur con un gap temporale di circa un anno, potrà far creare alle aziende posti di lavoro, richiede scelte precise e non più rinviabili: l'aumento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti con la riduzione del cuneo fiscale non a carico dei contribuenti ma della parte improduttiva della PA, in modo che gli stessi possano acquistare, nel mercato interno, i beni da essi prodotti e l'unica operazione che a breve possa attirare gli investimenti necessari (quali imprese italiane infatti secondo la Fiom potrebbero fare altrettanto, con questa crisi, tenuto conto che lo stesso Marchionne ha fatto pagare alla Chrysler l'acquisto delle azioni con cui Fiat ha assunto il controllo di quella casa automobilistica?): rendere attraente l'Italia per gli investimenti stranieri attraverso l'introduzione di ampie zone franche fiscali a burocrazia zero (Renzi parla degli investimenti stranieri nel documento ma ponendo l'accento sulla semplificazione più che sull'aspetto fiscale). A spese di una PA che ormai procura danni a tutti per il solo fatto di esistere, andando contro e infrangendo qualsiasi regola imposta dall'Europa che si frapponga a questa liberazione di risorse e opportunità. Più che di visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi, avremmo preferito che Renzi parlasse di New Deal, di politiche di settore (più avanti, è vero, si parla di politiche industriali ma senza anticiparne le direttrici e quindi le scelte conseguenti , soprattutto relativamente al manifatturiero, esempio Fiat, Ilva, ecc.) e di interventi shock. Non vorremmo che questa prudenza derivi da segnali già ricevuti da qualcuna delle lobby che si dice manovrino trasversalmente tutte le forze politiche. Sarebbe gravissimo e sconfortante. Ci sembra poi riduttivo, nel momento in cui si evoca la globalizzazione come scenario da considerare comunque ancora positivamente, aver implicitamente liquidato una questione (in Italia cara tradizionalmente solo alla Lega Nord) , quella di una versione riveduta e corretta ma attuale dei dazi o, più complessivamente, di una migliore gestione dei rapporti commerciali nei confronti di realtà che rischiano entro breve di far appassire qualsiasi nuova velleità di rafforzare lanostra bilancia commerciale. Vi assicuriamo che negli Usa e in quei Paesi che già stanno assaporando la ripresa è una questione tutt'altro che superata o messa in soffitta. Pensavamo poi che Renzi (altre figure di statisti che hanno fatto la storia non avrebbero perso questa occasione e non si sarebbero fermati per paura delle rampogne di Grillo o di Repubblica) avesse innovato andando oltre la trita e ritrita polemica su una fantomatica classe dirigente responsabile di ogni male italiano. Lui e il suo gruppo ne fanno parte, certo criticamente, da anni, ma da decenni stiamo aspettando qualcuno, in politica , che abbia il coraggio di rimproverare anche l'italiano medio dei suoi comportamenti più inaccettabili. Il leader deve essere anche, a volte, ruvido e impopolare nel dire in faccia a chi vuol governare quali sono i difetti da eliminare (la mancanza diffusa di senso civico e di spirito di squadra, l'opportunismo, il qualunquismo, il mito della furbizia e dell'illegalità, i pregiudizi territoriali e razziali, la tendenza ad evadere il fisco, il malcostume della raccomandazione, ecc). E questo Renzi, l'ennesimo piacione di turno, non sembra volerlo fare, per ora. Fermare l'emorragia dei posti di lavoro: anche questa una formulazione ambigua. Delle due l'una: o vuoi che comunque i lavoratori permangano il più possibile in azienda (e allora riduzione dell'orario di lavoro, CIG non più in deroga pagata dalla collettività ma CIGO pagata da lavoratori e aziende- tutti e non solo da alcuni come ora- , riduzione e non aumento dell'età pensionabile, contratti di solidarietà, ecc.) ma c'è il rischio dell'illusione, dell'assistenzialismo e di mantenere in vita imprese non più sul mercato Oppure (alla Grillo) pensare non più a salvare posti di lavoro morti ma a salvare le persone con il reddito minimo garantito (anche oltre l'ASPI che già è un sistema di copertura universale per chi perde il lavoro ma non per chi non lo ha mai avuto). O l'una o l'altra. Come già tanti hanno osservato le risorse sono limitate e non è possibile seguire contemporaneamente entrambe le strade. E c'è poco tempo (settimane) perchè le aziende chiudono, le CIG in deroga stanno finendo e i senza reddito non potranno essere mantenuti in eterno dai parenti pensionati. Matteo, lascia perdere i tavoli quindi e decidi subito quali scelte imporre a Letta!L'AGL, lo ricordiamo, è per l'abbandono della CIG in deroga e per dirottare tutte le risorse sul reddito minimo garantito.
Per carità, siamo d'accordo sulla riforma della politica e sul suo valore simbolico, ben vengano i buoni esempi e i risparmi ma qui stiamo parlando di economia, non di etica. La parte marcia della politica trova (e troverà) una sua corrispondenza in una parte marcia dell'elettorato che l'ha eletta e continuerà a sostenerla per anni (nonostante i rottamatori). Un giorno faremo definitivamente i conti ma ora bisogna concentrarsi sul destino della parte sana del Paese.
Altro tabù viene in mente quando si legge il passaggio del documento renziano sulla riduzione del costo dell'energia per le imprese. E' il brano che ha suscitato, nei primi commenti, il maggiore scetticismo. Perchè non si sa dove Renzi pensi di trovare le risorse ma anche per l'inutilità dell'operato di ogni e qualsiasi Autorità di garanzia in un paese per certi versi ancora medievale (per queste cose) come l'Italia. Avremmo gradito un ruggito di Renzi, che l'avrebbe reso ancor più popolare su prezzi e tariffe dei servizi per la popolazione, annoso imbroglio italiano oltre che intollerabile fardello per le masse popolari e per il ceto medio.
E poi perchè , là dove si evidenzia il deficit di competitività dell'Italia nell'attirare investimenti, nulla si dice della degenerazione del ruolo delle banche nel nostro Paese?
Ecco: l'assenza di riferimenti alle banche, in questo Jobs Act è fragorosa. Quando sono proprio le banche , frenando gli effetti di ogni possibile iniezione di liquidità nel sistema, ad essere le massime responsabili del ritardo di una eventuale ripresa e quindi della creazione, indotta, di nuovi posti di lavoro.
Per arrivare a una riduzione dell'IRAP del 10% e a una non quantificata riduzione del cuneo fiscale si ipotizza un aumento dell'imposizione di “chi si muove in ambito finanziario”. Espressione troppo generica. Ci saremmo aspettati una distinzione e relative scelte di intervento tra transazioni e speculazioni e una risposta a chi da una parte (come noi ) si è sempre opposto alla Tobin Tax e a chi invece, essendo favorevole e convinto di essa, lamenta uno svuotamento di essa da parte di lobby finanziarie. Anche qui, come per le banche, la materia sembra minata e pericolosa anche per il leader politico italiano attualmente più forte in circolazione. Alla luce di ciò che garanzia può fornire la politica ai cittadini di possedere davvero la forza per imporre un cambiamento?
Quanto alla promessa di vincolare i risparmi di spesa alla riduzione del cuneo fiscale:ma già l'attuale governo non doveva attuare un impegno del genere? Perchè Renzi (indipendentemente dal fatto che la testa di Saccomanni debba o no cadere) non quantifica subito e si impegna a una immediata destinazione a tale scopo delle somme già risparmiate e dirottate altrove?Cioè diremmo renzianamente: che credibilità può avere chi si impegna a fare qualcosa che, se voleva, già avrebbe realizzato? Facendo un passo indietro, la stessa osservazione vale per le riforme della politica: ci risulta che attuali parlamentari renziani (che tali per ora rimarranno fino al 2018) poi in concreto abbiano votato in direzione opposta a quelle riforme. Solo perchè il leader ancora non era stato investito della carica di Segretario?Ma il parlamentare è o non è eletto senza vincolo di mandato? E quella della riforma della politica è o non è un'emergenza?
Sull'agenda digitale sarebbe bene che Renzi lasciasse perdere le citazioni liturgiche e si renda conto di quale è la condizione delle reti informatiche in Italia. E' inammissibile che lo Stato consenta a Aziende che fatturano cifre enormi di tenere in queste condizioni (pensiamo alla velocità) i cittadini che pagano l'ira di Dio per un servizio scadente persino in città come Milano. Innovazione vera sarebbe Internet libero e gratuito per tutti. Anche per l'incremento dell'occupazione. Pienamente d'accordo sui dirigenti pubblici a tempo determinato. Come noto, noi siamo per lo Spoils System, per il ridimensionamento degli stipendi dei dirigenti e perchè i concorsi accertino anche le reali capacità pratiche dei candidati, indipendentemente dal titolo di studio (come già scritto in precedenza, anche un non laureato dovrebbe avere la possibilità di poter concorrere).
Il dirigente non deve essere indipendente ma dipendente dal potere politico che però venga eletto con meccanismi che assicurino una reale democraticità. Altre soluzioni (autogoverno, sostanziale inamovibilità, ecc.) sono inadeguate a fronteggiare l'esigenza dell'oggi: una burocrazia non autoreferenziale e più potente della politica ma al servizio dei cittadini e della legalità. Stato e Banche: lì è da ricercare l'origine dei mali italiani, là occorre affondare il bisturi, altrimenti ogni riforma sarà vanificata.
Dei piani industriali di settore già abbiamo accennato: che idea Renzi abbia della questione Fiat e dell'Ilva, che prospettive ritiene abbiano i settori maturi in chiave occupazionale è ancora difficile capirlo. E' noto che noi dell'AGL siamo convinti che alla Fiat occorra smettere di dare agevolazioni e consentire a concorrenti stranieri di poterla sostituire in Italia se Marchionne ritiene di trasferirsi definitivamente a Detroit. Che l'Ilva venga risanata , dal punto di vista dell'ambiente,a spese della famiglia Riva (la quale si faccia anche carico del costo degli ammortizzatori sociali) , che venga espropriata e riconvertita in quanto secondo noi l'industria siderurgica in Italia (che per vocazione dovrà essere la Florida d'Europa) non ha futuro.
Anche sul Nuovo Welfare il quadro ci sembra un po' confuso. Semplificazione per noi vuol dire riunificazione delle attuali competenze in materia di politiche attive e passive del lavoro, oggi sparse tra Ministero e Regioni. E poi capire se questo Ministero del Lavoro ha ancora giustificazione di esistere. In particolare, su ispezioni del lavoro e sicurezza sembra non avere più voglia di fare nulla e quindi proporremmo il passaggio delle sue funzioni a rami della Pubblica Amministrazione un po' più motivati e, soprattutto, con una storia di reclutamento del personale un po' più moderna , come ad esempio il Ministero dello Sviluppo Economico (evitiamo quindi la creazione dell'ennesimo carrozzone come sarebbe senz'altro l'Agenzia Unica Federale).
Ha ragione Ichino: 8 mesi per un nuovo codice del lavoro sono troppi. Su questo Renzi ci ha un po' deluso, pensavamo che l'avesse già pronto.Chi ha già perso il lavoro o lo perderà in questi otto mesi cosa mangerà?Pezzi del tavolo di trattativa tra governo e parti sociali?
Quanto al contenuto, l'AGL ritiene che il contratto debba essere unico e che la tutela reale vada non ridotta ma estesa a tutti i lavoratori senza eccezioni. Quindi art. 18 per tutti e rapidità nella definizione delle controversie di lavoro tramite il ricorso obbligatorio a un collegio di conciliazione e arbitrato sotto l'egida pubblica. Chi viene licenziato e l'azienda che licenzia hanno il diritto di avere una risposta definitiva da un organismo terzo e imparziale entro qualche settimana. Basta con un sistema giudiziario che storicamente ha dimostrato, nel capo lavoristico, di non poter funzionare.Se è necessario cambiare la Costituzione anche su questo, lo si faccia il prima possibile.
Sulla formazione professionale è importante che si guardi al risultato. Occorre che siano finanziati da denaro pubblico solo quelle iniziative per cui sia dimostrabile che i partecipanti abbiano trovato effettivamente lavoro.
Anche a noi non piace l'esaltazione e il rilievo dato alla necessità che le esigenze delle imprese vengano poste in rilievo in relazione alle scelte da compiere. Purtroppo sarà così finchè non si individueranno alternative non fallimentari al capitalismo. Se ne facciano una ragione coloro che se ne scandalizzano ma non si chiedono come mai chi propugna altre soluzioni da tempo non riesce a superare lo sbarramento elettorale del 4%.
Siamo d'accordo, lo abbiamo già detto più volte, sulla legge per la rappresentatività. Ci dispiace che il Prof. Ichino non colga l'elemento di prevaricazione insito nei due accordi interconfederali che hanno messo mano in questa materia che, al contrario di quanto dice Bonanni NON è materia di esclusiva pertinenza delle parti sociali. Se non altro perchè non è stato mai inequivocabilmente stabilito, tramite il voto, l'effettivo peso a livello nazionale di ogni sigla. Aggiungiamo che indipendentemente dai risultati di eventuali votazioni va comunque garantito un diritto di controllo e di tribuna da parte di sigle sindacali minoritarie o di recente costituzione. Più garanzie, più partecipazione, più coinvolgimento dei lavoratori. Nelle trattative sindacali e perchè no, nei CDA delle Aziende, purchè non si crei una aristocrazia operaia che venga strumentalizzata dagli imprenditori contro l'interesse della generalità dei lavoratori. Altro argomento su cui ci aspettavamo infine una presa di posizione di Renzi è quello pensionistico. Va ridotta , appena possibile, l'età pensionabile ma soprattutto va tolto ogni sostegno e smantellato ogni meccanismo di adesione coatta ai fondi pensionistici complementari, rivelatisi un autentico imbroglio per i lavoratori.

AGL Alleanza Generale del Lavoro

lunedì 6 gennaio 2014

INTERESSANTE CONFERENZA DELLO STORICO ANDREA BENZI SULLA FIGURA DI EMILIO DE BONO


Sabato 11 gennaio 2014 , alle ore 17,00, presso la sala pubblica adiacente alla sede sociale dell'ANVG Associazione Nazionale Volontari di Guerra (Milano, via Duccio di Boninsegna 21/23 - MM Buonarroti) si terrà un incontro dibattito sulla figura di Emilio De Bono, pluridecorato della prima guerra mondiale, quadrumviro della Marcia su Roma, comandante della Milizia, membro del Gran Consiglio del Fascismo, condannato a morte e fucilato a Verona esattamente 70 anni fa.
Per ulteriori informazioni sulla figura di De Bono:
http://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_De_Bono